28 gennaio 2016

Linguistica da strapazzo (41): Afasia da personalità pubblica e metonimia onomastica

"Ciao Toponimo" - seguono ovazioni - è l'indirizzo di saluto che di norma l'artista pop rivolge oggi al suo pubblico. Esempi a bizzeffe. Quello qui esposto non viene da labbra italiane ma è, per brevità, il migliore che Apollonio abbia trovato in rete:



Integrare la documentazione non sarà del resto difficile per chi legge.
In "Ciao Milano" e nei comparabili, non si tratta, ovviamente, di prosopopea. Quella è la figura che si riconosce, per es., in "Arrivederci Roma" e in "Addio Lugano bella" e ne garantisce l'immediata perspicuità. Lì è il luogo, evocato come si deve con il suo nome proprio, a essere personificato e a farsi destinatario poetico (poetico in senso tecnico, cioè proprio per via della figura) di un atto enunciativo.
Quando lanciano il loro "Ciao Toponimo" ormai di rito, Emma o Alessandra Amoroso, Ligabue, Biagio Antonacci o Tiziano Ferro si rivolgono invece direttamente a esseri umani, di cui ignorano i nomi personali. In proposito, l'enunciatore è come fosse affetto da una afasia specifica e selettiva. Questa gli renderebbe impossibile la comunicazione calda e personalizzata che ogni personalità pubblica simula di intrattenere con i suoi sostenitori. 
Nell'indirizzare un saluto rituale che è anche una captatio benevolentiae, soccorre allora l'artista una metonimia. Tutti coloro che assistono allo spettacolo in un luogo, prendono il nome del luogo, per contiguità spaziale: il rito della denominazione è compiuto, l'afasia superata, il nome proprio è proferito, nel suo valore magico. Seguono ovazioni, come si diceva.
Ciò che oggi accade negli eventi musicali, accadeva del resto nei politici, un tempo. Per gli appelli diretti al suo pubblico, chi teneva un comizio ricorreva alla stessa risorsa. Non è forse il solo tratto comunicativo che permette una comparazione tra i due generi di evento sociale, il perento e l'attuale.
Qualcuno ha detto che non c'è suono che giunga più dolce e accattivante alle orecchie di un essere umano di un nome che sente come proprio. Chi partecipa a eventi di massa bisogna naturalmente che si accontenti. Né si può escludere del resto che vi partecipi proprio per accontentarsi e per ascoltare come proprio un paradossale nome collettivo nel quale riconoscersi, perdendovisi.

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