27 dicembre 2007

Bolle d'alea (5): Stevenson

"There is no duty we so much underrate as the duty of being happy. By being happy, we sow anonymous benefits upon the world, which remain unknown even to ourselves, or when they are disclosed, surprise nobody so much as the benefactor".

Una lampante verità, cui Robert L. Stevenson prestò nel 1877 la sua parola. Infinite volte essa sarà passata e passerà per la testa delle infinite marionette - paradossali sintesi di replica e singolarità - che la vita ha messo, mette e metterà in scena nella condizione umana. Passata fugacemente e dispersa, come un dono inafferrabile.
Tra una fine e un principio arbitrari, a chi ha continuato a leggere le sue parole Apollonio fa l'augurio di trattenere tale verità nella sua coscienza almeno per un anno, godendo così dell'incosciente generosità che regala la felicità: per sorprendere, per sorprendersi.

["Non esiste dovere così sottovalutato come quello d'esser felici. Quando siamo felici, disseminiamo il mondo di benefici anonimi, che restano ignoti persino a noi stessi o, se svelati, non sorprendono nessuno quanto lo stesso benefattore"].

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